Venerdì, 11 Ottobre 2024

Francesco Zerrillo Omelia

Francesco Zerrillo Vescovo di Tricarico

Omelia durante la Concelebrazione

1. Venerati fratelli Vescovi, cari fratelli presbiteri, Reverende Suore discepole di Gesù Eucaristico, fratelli e sorelle nella fede, pellegrini verso il cielo in questa S. Chiesa di Tricarico! Godiamo ed esultiamo tutti in questo giorno domenicale che, mentre annuncia vicinissima l'alba del Natale del Signore Gesù Cristo, ci convoca in questa cattedrale, dove, dopo la solenne concelebrazione eucaristica, il nostro Tribunale ecclesiastico, siederà per la sessione conclusiva del processo informativo sulla virtù e sulla fama di santità del Servo di Dio, mons. Raffaello Delle Nocche.

II Tribunale ha percorso un lungo cammino per ricercare, per ascoltare, per annotare, per analizzare. Il 25 novembre 1960 moriva in questa città episcopale mons. Delle Nocche. Intorno al suo feretro si raccolse una folla immensa: tutti piangevano la partenza del padre amatissimo, tutti ricordavano con gratitudine la sua dedizione totale a questa terra, protrattasi per l'arco di 38 anni, tutti ammiravano l'uomo prestigioso che aveva compiuto opere grandi e che aveva portato con onore il nome della città ben oltre i confini della Basilicata e della stessa Italia, tanti tessevano ad alta voce l'elogio alla sua grandezza morale e alla sua santità.

Da quel giorno passarono solo otto anni e mons. Bruno Pelaia, immediato successore del Servo di Dio, insediava il Tribunale che avrebbe dovuto raccogliere i dati relativi alla vita e alle virtù di mons. Delle Nocche, nel vivo desiderio e nella sincera speranza che un giorno la Chiesa avrebbe esaltato dinanzi al mondo la santità di Lui. Il Tribunale ha lavorato con intelligenza per 22 anni. Il cammino delle indagini è sempre assai laborioso e difficile; laborioso e difficile soprattutto in una piccola diocesi. Ma ora siamo felicemente alla conclusione ed io sento il dovere di ringraziare quanti, in questi anni, hanno lavorato per far conoscere il Servo di Dio, particolarmente i suoi scritti, la sua vita, la mole delle sue opere e soprattutto la sua spiritualità. Io sento il dovere di ringraziare i membri del Tribunale, particolarmente il Giudice delegato, mons. Angelo Mazzarone, il quale, con intelligenza, con tenacia e con gravoso impegno ha tessuto la lunga trama della complessa inchiesta.

Siamo al termine dì questo cammino e, per un dono della Provvidenza, siamo presenti tre successori di mons. Delle Nocche, che, al seguito di mons. Pelaia, abbiamo presieduto i lavori del Tribunale: mons. Giuseppe Vairo, arcivescovo di Potenza e nostro amatissimo metropolita, il quale fu vescovo di questa chiesa tricaricese dal 1976 al 1977; mons. Carmelo Cassati, ora vescovo eletto di Trani-Bisceglie-Barletta, il quale ha guidato questa diocesi dal 1979 al 1985; e ci sono io che, in qualche modo sono il più fortunato, perché metto la firma conclusiva, raccogliendo così anche il lavoro di quanti mi hanno preceduto . Ed è significativa la presenza di altri vescovi di Basilicata e quella di mons. Rotunno ordinato sacerdote da mons. Delle Nocche.

Fratelli e sorelle, la conclusione di questo processo è in se stessa un auspicio e una speranza in vista di un non lontano pronunciamento della più alta autorità della Chiesa; la conclusione di questo processo, sempre nell'ambito della lettera e della norma canonica, è già una esaltazione del caro mons. Delle Nocche: noi gridiamo oggi forte il suo nome, noi ci diciamo testimoni affascinati del suo benefico passaggio in questa regione, noi ci confessiamo attenti uditori del suo messaggio e devoti discepoli del suo insegnamento; noi ci impegniamo soprattutto a far tesoro della sua magistrale direzione spirituale per camminare con lui e dietro di lui sulle vie del Signore.

2. Fratelli e sorelle, una prima parola che accogliamo dalla Liturgia domenicale, mentre riflettiamo sul grande avvenimento che ha convocato la nostra Chiesa, è il versetto del salmo responsoriale: «II Signore è fedele per sempre!. Il Natale del Signore, che è l'evento centrale di tutta la storia umana, canta e proclama la fedeltà di Dio. Dio aveva infatti promesso un Salvatore all'umanità già con il protovangelo; Dio aveva promesso una discendenza sconfinata ad

Abramo e un dono di benedizione per tutte le genti; Dio aveva promesso, come abbiamo ascoltato dalla prima lettura, un discendente che avrebbe garantito la perpetuità della regalità nella famiglia di Davide. In Cristo perciò si sono compiute tutte le promesse; in Cristo il Padre è stato pienamente glorificato, in Cristo l'uomo ha ritrovato la dignità di figlio di Dio e da Lui ha accolto la grazia della santità.

La santità nella Chiesa, perciò, la santità di tutti i credenti, anche dei più piccoli e dei più umili, proclama la fedeltà di Dio. Anche la santità di mons. Delle Nocche, così come è stata colta da quanti l'hanno conosciuto, così come è stata indagata dal nostro Tribunale, è segno e dono della fedeltà di Dio; a me pare che noi possiamo ripetere insieme a Zaccaria, padre di Giovanni Battista: «Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo

e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti di un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quantici odiano.

Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri, si ricordato della sua alleanza, del giuramento fatto ad Abramo nostro Padre, di concederci liberati dai nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni».

La santità nella Chiesa, la santità di mons. Delle Nocche, la nostra santità, è questa capacità di servire Dio senza timore, nell'amore, per tutti i nostri giorni, e questa capacità e un dono, un dono della fedeltà di Dio, il quale ha moltiplicato le promesse nei tempi antichi ed ha adempiuto in Cristo tutte le sue promesse.

3. Una seconda parola da cogliere dalla liturgia domenicale, ci è offerta dalla seconda lettura che riporta la meravigliosa dossologia, che conclude la lettera di S. Paolo ai Romani, «...a Dio che solo è sapiente - dice l'apostolo - per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli dei secoli». La Chiesa sempre glorifica Dio che è Padre, per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito. La Chiesa proclama ed offre questa gloria soprattutto al termine della preghiera eucaristica. La Chiesa sempre e per ogni dono dice a Dio questa 'gloria' che è lode, che è amore, che è gratitudine.

Noi vogliamo con S. Paolo e con la Chiesa ripetere il canto di dossologia, per il dono di mons. Delle Nocche, per questo atto conclusivo del Tribunale Diocesano.

«Mirabilis Deus in Sanctis suis», sia lodato, sia benedetto, sia ringraziato Dio Trinità, per la santità che assicura alla sua Chiesa, anche suscitando in ogni tempo anime pure e generose.

4. Ma la parola più ricca per la nostra riflessione ci è offerta dalla pagina del Vangelo di Luca, che ci riporta il dialogo di Maria con l'arcangelo Gabriele e ci mostra Maria quale tempio eletto di Dio che s'incarna. Noi rimarremo quasi alla soglia di questa parola che suona calda e gioiosa in questa ultima domenica di avvento, a due giorni dal Natale, ma che ascoltiamo sempre come primo vangelo della nostra salvezza. Dirò schematicamente che questo brano evangelico ci pone dinanzi:

  1. Alla sorgente della santità, innanzitutto. E' il Padre che manda l'angelo a Maria: noi diciamo a lui: Padre veramente santo, fonte di ogni santità..., è lo Spirito Santo che scende su Maria e l'adombra per comunicarle la divina maternità: noi lo diciamo 'santo' e 'santificatore', noi crediamo che Egli è l'artefice di tutta la santità nei credenti; e il Verbo consostanziale al Padre che prende carne in Maria: noi crediamo che egli è 'luce da luce, Dio vero da Dio vero'.
  2. Ma Dio Trinità è la sorgente della stessa santità dell'umanità di Cristo. E, così, questo brano evangelico ci pone dinanzi alla pienezza della Santità del Verbo Incarnato. In Lui, afferma S Paolo, è tutta la divinità: in Lui, perciò, c'è tutta la grazia, c'è tutta la santità. Ed è quanto dice S. Giovanni verso la fine del prologo del suo Vangelo: ... dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. (Gv. 1, 16-17).
  3. Questo brano evangelico ci pone, infine, dinanzi alla esemplarità, più luminosa e più vicina all'uomo, della santità. L'esemplarità ci è offerta ovviamente da Cristo con tuta la sua vita; l'esemplarità ci è subito offerta visivamente da Maria, la quale si offre all'azione di Dio con umiltà, con docilità, con generosità. Maria dice: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. Queste parole della Vergine noi ricaviamo addirittura la norma della santità. E' santo chi non resiste Dio, anzi si abbandona a Lui; è santo chi ascolta la parola di Dio e la mette in pratica; è santo chi si lascia portare dallo Spirito del Signore e compie con amore la volontà di Lui.

Possiamo in fondo dire che questo brano evangelico dell'annunciazione racconta l'ingresso nel mondo, in Maria e per mezzo di Maria, della pienezza della santità. Da questo momento ogni santo sarà come portato nel grembo di Maria, segno e modello del grembo della Chiesa. Anche la Chiesa, come Maria, porterà in sé Gesù, che è il Santo, e porterà tutti quanti saranno santificati dalla Grazia di Cristo.

«Il Signore Gesù, maestro e modello divino dì ogni perfezione, a tutti e a ciascuno dei suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato quella santità vita, di perfezionatore: Siate, dunque, perfetti, come è perfetto il vostro Padre Celeste. (LG, 40)

5. Fratelli e sorelle, mons. delle Nocche ha camminato con noi, per le strade di questa nostra terra, docile allo Spirito di Dio, ispirato dall'esempio di Maria, della quale fu devotissimo. Egli ha percorso la sua strada, con la forza dello Spinto, affascinato da Cristo e unito a Lui che continuamente adorava nel sacramento eucaristico.

Egli e stato uomo di grande Fede e di ardentissima carità. A Lui il Signore ha affidato grandi compiti, chiamandolo all'Episcopato e affidandogli la cura di un popolo assai bisognoso. A Lui il Signore ha dato la grazia di una grande paternità: una paternità che perdura e che si dilata particolarmente con la fondazione della famiglia religiosa delle Discepole di Gesù Eucaristico.

Affidando, fra qualche giorno, alla massima autorità della Chiesa la speranza insita nella conclusione del processo cognizionale, noi domandiamo a Dio di voler glorificare il suo Servo, e domandiamo al grande vescovo di farsi nostro intercessore presso Dio, perché anche noi possiamo essere pronti e generosi nel rispondere alla vocazione alla Santità.

Vogliamo affidarci alla preghiera di questo nostro buon confratello, noi vescovi, specialmente noi vescovi della Basilicata.

Desidero raccomandargli, come faccio da tempo ogni giorno, i sacerdoti dì questa diocesi.

Raccomandiamo a Lui le sue suore, perché crescano nel numero e nella santità.

Mettiamo sotto il suo sguardo benedicente tutta la realtà di questa Diocesi e di questa Regione, che egli ha tanto amato.

In corde Jesu semper