Angelo Mazzarone Giudice delegato
Mons. Angelo Mazzarone
Giudice delegato
Una volta c'era un ragazzo, che prediligeva i giochi e gli amici, al quale capitò di trovarsi, quasi a capo di un folto gruppo di altri monelli, a fare festa al nuovo Vescovo che faceva il Suo ingresso in questo paese.
Era il primo pomeriggio dell'8 settembre 1922. C'era in giro tanta festa, ma nell'aria tanta nebbia, quasi fosse già autunno! Il Vescovo alle 'barre', il luogo cioè che era come la porta di questa fortunata Tricarico, con un certa eleganza montò in sella, sul tradizionale e simbolico cavallo bianco e, guidato dalle mani esperte del Sindaco contadino d'allora, scese in piazza e poi fece ingresso in questa Cattedrale, illuminata da una selva di candele. Qui i numerosi e maestosi canonici cantarono con lui, giovane Vescovo, il rituale 'le Deum', accompagnato dal sussurro della gente che il latinorum non capiva.
Il Vescovo parlò assai brevemente, come fu sempre suo costume, e poi entrò nel fatiscente palazzo vescovile, illuminato anch'esso, come si poteva, da candele e qualche non molto profumato lume a petrolio.
Nel Salone d'onore, l'unico ambiente presentabile del vecchio Episcopio, quel ragazzo di otto anni, a furia di spinte, come usano i monelli, e quasi raccomandato da alcuni canonici, tra parenti e amici, riuscì a raggiungere il Vescovo, il quale benevolmente lo prese sulle sue ginocchia e gli rivolse alcune domande come per dialogare e fare amicizia. E disse allora così: Vedi questo lume com'è piccolo e povero di luce! Ma di notte nel cielo, quando è sereno, si vedono tante stelle.... Poi subito, quasi dimenticando le persone più importanti, che erano lì attorno, il Vescovo portò per mano quel ragazzo alla finestra, perché intanto la nebbia era scomparsa, e gli domandò, indicandogli le stelle: come si chiama quella stella?... e quell'altra? Il ragazzo, che si intendeva di giochi e non di stelle, rispose con l'unico nome di stella che allora sapeva: stella polare! No, ragazzo mio, soggiunse il Vescovo, con voce non di professore, ma di padre, quella non è la stella polare. E disse il suo vero nome, che quel ragazzo non fissò nella sua memoria, perché il fatto delle stelle non era cittadino dei suoi interessi !Ma quel ragazzo fin da allora si caricò di simpatia verso quel giovane Vescovo, ormai già comparso come stella polare e stella mattutina della sua vita nell'ancora innocente orizzonte del suo cuore e da quel Vescovo fu poi consacrato prete nel giorno della maggiore solennità in onore della 'Madonna Santa', nome dal Servo di Dio abitualmente riservato a Maria.
Nostro Venerato Pastore dì questa diocesi, successore fortunato del Vescovo Santo, venerati Pastori delle diocesi di Basilicata, dì Poggio Mirteto e di Trani; onorevoli autorità, sorelle Discepole dì Gesù Eucaristico e amici tutti qui presenti: noi, qui, stasera, con la memoria e gli occhi del cuore ammiriamo con animo riconoscente il Servo di Dio Raffaello Delle Nocche e lodiamo il Signore per averlo creato e donato a noi come Vangelo vivente, fede, preghiera e amabile Santità fatte persona!
Sulla mensa spaziosa di quell'altare che fu il Suo altare, sono esposti i numerosi volumi, prodotti e raccolti dal Tribunale diocesano per l'inchiesta sulla vita, virtù e fama di santità del Servo di Dio Raffaello Delle Nocche. Sono oltre ventimila pagine, fra Atti del Processo e Documenti soprattutto Lettere del Servo di Dio preziose esaltanti testimonianze date a Lui da persone di grande valenza culturale.
Ma voglio ricordare che il processo 'popolare', per così dire, al Servo di Dio, Mons. Raffaello Delle Nocche, già presente come in una silenziosa prefazione durante la sua vita, è diventata istanza comunemente sentita nel momento del suo pio transito, quando la voce del popolo unanimemente disse: è morto un santo. E fu quel popolo a voler portare
le spoglie mortali del Servo di Dio per le vie processionali di questa cittadina episcopale, in segno di venerazione, come si usa per i santi, prima che fosse celebrata l'Eucarestia solenne di suffragio.
La processione è poi continuata, in forme diverse a prendere consiglio e fortezza, come a implorare grazie o miracoli, prima presso la sua tomba nella cripta di Vescovi e poi presso il monumento di bronzo che conserva il Suo corpo come tesoro e ne esalta memoria personalità, vita e spiritualità con la voce gigante dell'arte. Ma la voce di popolo si fece chiara parola, quando il Capitolo Cattedrale di Tricarico e le Suore Discepole dì Gesù Eucaristico rivolsero al primo successore di Mons. Delle Nocche, il Vescovo Bruno Maria Pelaia, domanda ufficiale di aprire il Processo canonico per l'accertamento delle virtù eroiche e della fama di santità di Raffaello Delle Nocche. Il Vescovo Bruno Maria Pelaia che pure di scienza personale aveva sperimentata la singolare santità del Suo venerato predecessore e ne aveva raccolto l'ultimo respiro in data 25 novembre 1968 costituì il Tribunale diocesano per il Processo, nominandone membri: Monsignor Angelo Mazzarone, giudice delegato; i canonici Francesco Uricchio e Girolamo Salierno, giudici aggiunti; Mons. Pancrazio Perrone, promotore della Fede, Mons. Gaspare Sarli, notaio; can. Angelo Garramone, postulatore della Causa.
Contemporaneamente il Vescovo Bruno M. Pelaia, il 29 giugno 1968, emise un Decreto ordinato alla raccolta di scritti e memorie del Servo di Dio spedito in ogni parte d'Italia e anche di alcune nazioni, ov'erano presenti le Suore Discepole.
Il Tribunale, da quel lunedì 25 novembre 1968, cominciò la sua attività regolata in un primo tempo del Codice di Diritto Canonico, che recepiva i Decreti in materia di Papa Benedetto XIV; subito dopo l'attività e la procedura del Tribunale furono regolate dal 'Motu proprio': 'Sanctitatis clarior' del 19 marzo 1969, e dalla relativa Costituzione Apostolica: 'Sacra Rituum Congregatio', dell'8 maggio 1969, ambedue di Papa Paolo VI.
Successivamente il Tribunale, in data 31 ottobre 1980, ad opera del Vescovo diocesano, Monsignor Carmelo Cassati, si è aggiornato alle nuovissime norme canoniche in materia di Cause per i Santi, emanate da Papa Giovanni Paolo II il 25 gennaio 1983 con la Costituzione Apostolica 'Divinus perfectionis Magister'.
Questa Costituzione prevede uno snellimento delle procedure a favore della essenzialità della ricerca. Nella ristrutturazione il Tribunale risultò composto di un solo giudice delegato, Angelo Mazzarone; con un giudice aggiunto, can. Girolamo Saìierno; notaio, Mons. Michele Pandolfi, il quale già dal 28 novembre 1970 era subentrato, per nomina di Mons. Bruno Pelaia, a Mons. Gaspare Sarli.
Dal 25 novembre 1968 fino a oggi 23 dicembre 1990, il Tribunale diocesano, ha sempre lavorato con amore, diligenza e armonia, qualità veramente filiali e devote, nella acquisizione di verità reali storiche nel corso del Processo. E io voglio e devo dare qui testimonianza viva e forte, insieme a cordiale gratitudine e apprezzamento personale e anche vostro, per l'opera e la collaborazione intelligente che i membri del Tribunale mi hanno sempre date, ciascuno per la sua parte. Il Tribunale, però, che ha pure avuto qualche parentesi di lentezza, dovuta anche a vicende di 'suspence' connesse a rapide
successioni nel governo della diocesi, ha celebrato 67 sessioni di udienze, a Tricarico, a Lecce e provincia, ascoltando complessivamente 50 testimoni, 44 scelti e presentati dal Postulatore della Causa e 6 convocati 'ex officio'.
A questi 50 testimoni si aggiungono 11 testimoni interrogati dal tribunale Arcidiocesano di Napoli, per rogatoria del nostro Tribunale; e un ultimo testimone 'ex officio' interrogato egualmente per nostra Rogatoria, del Tribunale diocesano di Lecce.
Dunque, un totale di 62 testimoni scelti in ogni ordine di cultura e condizione sociale, con particolare attenzione a persone, non solo attendibili per provato equilibrio, ma anche di esperienza diretta, cioè di 'prima mano': laici, vescovi, presbiteri, suore.
Molti e molti però hanno voluto dare al Processo cognizionale un loro contributo documentale ma egualmente giurato, quasi ché temessero dalla forma giudiziale un condizionamento alla spontaneità della loro deposizione. E' il caso di 10 testimoni presenti nell'apposito volume del Tribunale, titolato 'testimonianze extragiudizìali' e di 8 volumi aggiunti di Testimonianze', offerte come risposta a lettere circolari del giudice delegato, già all'indomani del pio transito del Servo di Dio e successivamente, una volta aperto il Processo, a richiesta del Postulatore della Causa. Ma la mole, la miniera ricchissima delle testimonianze, è data dalle lettere che il Servo di Dio ha scritto durante tutto l'arco stupendo della sua vita, fino a pochi giorni dal suo pio transito, quando la sua mano si fermò e il suo cuore cominciò a parlare a tutti con l'autorità vincente della sua vita trasfigurata in presenza spirituale altissima.
Osservando le dimensioni dei due grossi volumi editi con cura puntigliosa e amorosa da Monsignor Sarli, uno nel 1974 e l'altro nel 1987; leggendo anche il volume di lettere pubblicato dal prof. Vittorio Ippolito già nel 1973, si è indotti nell'errore di pensare che l'Epistolario 'Delle Mecche' sia tutto lì assicurato. I numeri veri, invece, sono questi:
- Lettere alla diocesi: 84 (pastorali, esortazioni, circolari),
- ai sacerdoti e ai religiosi: 624
- ai laici e autorità civili: 503,
- alla Discepole: 3.697,
- alla Madre Maria Machina: 2.390.
Il totale di lettere inedite, che consegneremo alla Curia Romana è di 7.298 cui si aggiungono i tre grossi volumi innanzi citati. E' un patrimonio spirituale, umanissimo e cristiano di oltre 9.000 lettere, dove noi pure, non solo i veri destinatari, abbiamo attinto luce, coraggio e stimolo continuo a santità di vita impegnata nella storia del mondo. Gli Atti e i Documenti del Processo, contenuti in diciotto volumi cantano di lui cose stupende, tanto da giustificare sempre il nostro abituale modo di esprimerci: Monsignore diceva così...; Monsignore faceva così...
Bisogna poi aggiungere la ricchissima quantità di scritti che parlano di lui, contenuti nei volumi che avete ora davanti ai vostri occhi. Sono eminenti personalità ecclesiastiche e laiche esperte in ogni ambito di cultura: storia, politica, giornalistica, sociologia, che dicono di lui cose mirabili: un vescovo che fu tutto di Dio e fu tutto per gli altri.
In sintesi: tutta la vasta documentazione raccolta dal Tribunale, ora sigillata davanti a voi perché venga consegnata alla Congregazione per le Cause dei Santi, è divisa in quatto sezioni:
- Atti introduttivi al Processo e Atti del Processo, cioè testimonianze giudiziali;
- documenti raccolti negli Archivi Vaticani, diocesani e di alcuni Seminari;
- scritti editi e inediti del Servo di Dio;
- scritti editi e inediti che parlano del Servo di Dio.
Il tutto è concluso da due 'giudizi' di esperti:
- i censori teologi si pronunciano sulla ortodossia e validità della dottrina insegnata dal Servo di Dio mediante i suoi scritti;
- la Commissione storica, che ha curata la raccolta di ogni documento che in qualunque modo si riferisce al Servo di Dio, ne trae e ne traccia un profilo storico-spirituale, quale dai documenti raccolti emerge. Eccovi ora un elenco in dettaglio dì tutta la documentazione:
- Atti ufficiali introduttivi al Processo (n. 8)
- Articoli per il Processo presentati dal Postulatore della Causa;
- Atti giudiziali del Processo (voi. I-II-III)
- Rogatoria del Tribunale di Napoli (voi. I);
- Documenti di Archivio:
- Pontificio Seminario Regionale di Molfetta;
- Curie di Bari, Lecce, Trani;
- Congregazione per i Seminari;
- Archivio Segreto Vaticano;
- Congregazione per i Vescovi;
- Congrega/ione per i Religiosi;
- Archivio storico Arcidiocesi di Napoli;
- Archivio Facoltà Teologica di Napoli;
- Archivio delle Discepole di Gesù Eucaristico;
- Testimonianze extragiudiziali;
- Memorie della prof. Maria Latorraca;
- Voti dei censori teologi sugli scritti del Servo di Dio. I censori teologi sono: P. Nicola Uricchio, S. J., docente di scienze bibliche nel Seminario Pontificio di Anagni; P. Giuseppe De Rosa, S. J., scrittore de 'La Civiltà Cattolica'; Mons. Mario Venece, dott.re in teologia e parroco;
- Contributo di ricerca storica nell'Archivio diocesano di Tricarico, a cura di Mons. Gaspare Sarli, archivista, diocesano;
- Relazione della Commissione storica: Can. Francesco Uricchio; prof. Giampaolo D'Andrea docente di storia contemporanea dell'università di Basilicata; prof. Suor Eletta Adamo; prof. Suor Chiaralba Russo, ambedue membri del Consiglio generalizio delle Discepole;
- Testimonianze di grazie ricevute (trenta testimonianze);
- Atti delle celebrazioni diocesane per il primo centenario della nascita del Servo di Dio (settimana Pastorale e Seminario di studio, Tricarico, 1977)
- Scritti editi del Servo dì Dio:
- Trattenimenti spirituali alle Discepole (1962);
- Lettere, a cura del prof. Vittorio Ippolito, (1973);
- Lettere, a cura di Gaspare Sarli, (1974);
- Lettere alla Madre Maria Machina, a cura di G. Sarli (1987);
- Costituzione delle Discepole di Gesù Eucaristico (1933)
- Costituzioni delie Discepole di Gesù Eucaristico (1952)
- Scritti sulla persona e attività del Servo di Dio (contenuti in 18 raccoglitori, tra cui scritti del prof. Gabriele De Rosa, P. Domenico Mondrone SJ. de 'La Civiltà Cattolica', Mons. Antonio Zama, arcivescovo di Sorrento e Castellammare di Stabia;
- Biografia del Servo dì Dio di Mons. Pancrazio Perrone (1990);
- Raccolta di 'memorie' del Servo di Dio, estratte dal Bollettino ufficiale delle Discepole negli anni dal 1961 al 1988;
- Raccolta degli scritti inediti, catalogata per ordine di codice e anche alfabetico dei destinatari, contenuta in sei pacchi, ciascuno dei quali ha cinque cartelle di pag. 250 almeno cadauna;
- Raccolta di testimonianze e memorie, divisa in quattro volumi.
Siamo, quindi, di fronte a una documentazione che oltrepassa, e non di poco, le ventimila pagine. È un vero monumento al Servo di Dio. Monumento veramente 'aere perennius'.
Ma che cosa io dirò, nella condizione di primo responsabile del Processo per concludere e senza trasgredire il segreto d'ufficio, in quest'ora che mi è stata concessa dal Signore come una delle sue grazie più grandi?
Monsignor Delle Nocche, fin dal momento in cui mise piede in questa terra, ma già dal momento in cui accettò la missione episcopale poi trovò in una enciclopedia nome, e notizie di questa Tricarico, sposò con amore totale la nostra terra e la nostra gente e amò di amore immenso e definitivo ciascuno di noi. Egli amò terra, gente
e ciascuno di noi perché da questa par vide la povertà, scelta fondamentale di Gesù. Dalla povertà indissolubilmente sposata non volle forma alcuna di distrazione e meno ancora di tentazione comunque allettante. Mai! Vorrei poter sapere e dire a voi quante volte il 'nostro Padre' - qui la parola 'Padre' travalica tanto la stessa parola 'Vescovo' - ha meditato la 'storia d'amore' di Jahvé con Israele, povero in ogni senso, come il profeta Ezechiele la racconta: «Passai vicino a te e ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue. , . passai vicino a te e giurai alleanza con te, dice il Signore Dio, e diventasti mia. Ti lavai con acqua e ti unsi con l'olio, ti vestii di ricami, e ti ricoprii di seta, ... la tua fama si diffuse allora tra le genti per la tua bellezza... (Ez. 16, 6... 14).
Chi mai potrà dimenticare questa forma di amore assolutamente e totalmente oblativo per la gente qual era e come era? Proprio come Gesù?
Qui la nostra ammirazione diventa venerazione senza misura.
Con passione di verità, che nell'ora in cui ogni uomo diventa più veritiero, Egli, il Padre veramente nostro nell'atto di presentare il suo Vescovo Coadiutore prima e poi successore, scrisse e pronunciò con voce di patriarca queste parole:
«Fratelli e figli carissimi
La vostra riunione di oggi, vigilia dell'Assunta, mi porta col pensiero ad un'altra festa mariana, quella dell'8 febbraio 1922 quando io entravo in diocesi per cominciare il mio ministero episcopale in mezzo a voi.
Con quale amore sia venuto Dio lo sa e credo lo sappiate anche voi; poiché nulla mi ha scoraggiato, nulla mi è sembrato troppo brutto; devo anzi rendervi testimonianza che ho ringraziato sempre Dio di avermi mandato a voi e non a altra parte e di non aver mai accolto un pensiero che da voi mi allontanasse».
Eguale testamento spirituale di 'povertà sposata e da servire' Egli aveva tracciato per le giovani da Lui introdotte al discepolato dell'Eucarestia. E' l'art. 11 delle Costituzioni delle Discepole di Gesù Eucaristico, quelle scritte di sua mano con la sapienza del suo cuore, i cui battiti erano ritmati dalla preghiera: «il Divino Maestro esercitò il suo ministero pubblico quasi esclusivamente nei piccoli paesi della Galilea e della Giudea; solo poche volte andò a Gerusalemme e disse di sé: 'Il Padre mi mandò ad evangelizzare i poveri', ameranno perciò le Discepole di esercitare il loro apostolato nei piccoli paesi e nelle opere umili e riterranno loro privilegio e dono di Gesù i disagi, le privazioni e il nascondimento. Solo quando vi sarà segno chiaro della volontà di Dio apriranno Case nelle grandi città.
Non solo come persone, ma anche come Congregazione, preferiranno l'ultimo luogo».
Ecco, amici, in questi due gioielli di ascetica concreta e da lui radicalmente vissuta, il profilo più vero della santità del fedele 'discepolo' dell'Eucarestia e della Madonna Santa, alla cui sequela molti e molte sono entrati nel numero dei discepoli e del Signore e della Madre sua santissima.
Perciò noi, qui, stasera sentiamo di doverlo venerare di più, mentre lo ricordiamo in modo tanto solenne e corale e ammiriamo la sua persona che torna a riempirci di Lui, trovando e ritrovando in cui ogni motivo di gioia speranza e pace.
Queste carte, tante carte, noi spediamo al Santo Padre, Giovanni Paolo II, affinché anche dall'esame che Lui ordinerà di fare sulle prove testimoniali e documentali della Santità del Vescovo Padre, intramontabile nella nostra memoria e devozione, ne venga fuori la sentenza evangelica: Raffaello Delle Nocche è iscritto nell'albo dei beati!
Ad ogni modo, più che il monumento di bronzo, nel nostro cuore, amici e fratelli, un monumento più grande, più vero, più vivo, dove arte non si trova che possa eguagliarlo, è già eretto dentro di noi, figli e discepoli suoi, coscienti però di una responsabilità a difficile gestione, qual e il tesoro da Lui lasciato in amministrazione a tutti noi; la memoria di Lui. Lui Santo, Lui il grande silenzioso nella Chiesa, obbediente all'avvertimento di S. Agostino «Eloquia persuadentia
mira fuerunt facta non verba, e cioè: 'i discorsi persuasivi mai furono le belle parole, ma l'eloquenza della vita'.