Raffaello Delle Nocche: il Pastore
"Il sacro comando, con cui il nostro Sommo Pontefice mi designava Pastore di codesta insigne Diocesi, gettò la trepidazione nel mio spirito, al pensiero della pochezza del mio intelletto e della deficienza in me d'ogni merito e d'ogni virtù.. Senonché le auguste parole di conforto e d'incoraggiamento dettemi dal S. Padre, la considerazione che la mano di N. S. Gesù Cristo è visibilmente stesa, in ogni tempo e in ogni luogo, sul capo dei Vescovi per benedirli, per guidarli e per sostenerli in tutte le lotte e in tutti i dolori, e il dovere stesso dell'ubbidienza alla suprema Autorità della Chiesa mi piegarono con fiducia al pauroso incarico. D'allora ho pensato sempre a voi, ho sempre per voi pregato, amandovi in Gesù Cristo d'un amore tenero e paterno, desiderando di venire tra voi per abbracciarvi e benedirvi (p. 18 LETTERE).
… sono stato segretario del Vescovo di Lecce per quattordici anni, una città colta, civilissima, comoda; poi Rettore di Seminario Regionale, eppure ringrazio Dio che mi ha mandato proprio in Lucania dove mancano tante cose, vi è tanta povertà ecc., ma dove le popolazioni sono tanto buone e tanto bisognose di essere amate e guidate! (p. 203 LETTERE).
Quando fui fatto Vescovo di Tricarico ero deciso a non accettare non perché mi dispiacesse la sede, che non sapevo neppure dove fosse Tricarico, ma mi sgomentava la responsabilità. Il mio Direttore spirituale che era Vescovo di una grande Diocesi mi scrisse: «Non capisco a che servono tutte le vostre meditazioni e preghiere se non vi inducono a seguire le chiamata di Dio».
… il mio direttore spirituale non immaginava neppure quello che era Tricarico quando io venni qui! Venne una volta e si sgomentò, tentò di farmi trasferire altrove. Ma io venni qui con amore ed ho ringraziato sempre Iddio che mi ha mandato qui e non altrove ed ho visto lo Sviluppo di questo paese e vedo i progressi anche maggiori che si annunziano. Vi sto da trent'anni e solo il timore che le forze diminuite non mi rendono più adatto alla sede mi tormenta un poco (p. 204 LETTERE).
Quante sofferenze nel vedere la ignoranza di queste popolazioni e l'abbandono in cui vengono lasciate. Come mi soffre l'animo nel vedere i bisogni immensi che vi sono e il non aver mezzi per provvedere! (p. 279 LETTERE).
Il tuo Vescovo si è trovato in condizioni ben peggiori delle tue quando è venuto qui; ma quando il popolo vide che sistemava la terra adiacente all'Episcopio e piantava la vigna, fu lieto, perché capì che non era venuto con l'intenzione di abbandonarlo e cominciò ad avvicinarlo. Anche il tuo Vescovo aspirava a vita religiosa! …(p. 458 LETTERE).
Voi avete ragione di restare sorpreso per certe cose; ma io, che le deploro immensamente e le risento vivissimamente, non ho mezzi per poter cambiare questo stato di cose, che dura chi sa da quanti decenni! Debbo fare quel pochissimo che mi è concesso e preparare frattanto un clero diverso coi giovani che ora stanno in Seminario.